Categoria: Democrazia

Pentimento ed espiazione

According to a report by the Costs of War project at Brown University, as 2021 the number of US soldiers who died in the so-called war on terror was 7,057, and the number of active-duty soldiers or veterans who committed suicide was 30,177. Do policy makers, writers, or citizens, Klay demands throughout the book, shoulder any such burden for twenty-first-century wars? Do we think of those wars at all?

 

Citazione tratta dalla recensione di Suzy Hansen al libro Uncertain Ground: Citizenship in an Age of Endless, Invisible War di Phil Klay (Penguin Book, 2022) – apparsa sulla “New York Review of Books” (n. 19, October 19, 2023, pp. 26-28)

 

Guerra totale

Avrei voluto poter guardare negli occhi i giornalisti e analisti che questa mattina, nella trasmissione “Radio anch’io” (Radio 1), usavano le espressioni “guerra totale” e “alternativa nucleare”. Che le usavano per descrivere scenari e opzioni politiche da considerare nel conflitto con la Russia.

Ce ne saranno grati

La ‘prossima generazione’ ce ne sarà grata. Ci sarà grata della lungimiranza che ‘noi’ stiamo dimostrando, ora, aumentando la spesa militare, riarmandoci. Sarà necessario farlo indebitandosi sui mercati finanziari internazionali, perché sarebbe difficile trovare spazio nel bilancio pubblico dell’Italia e degli altri paesi dell’Unione Europea per una spesa militare di molto maggiore di quella che già si fa.  Alla prossima generazione sarà lasciato un debito pubblico ancora maggiore, ma è il prezzo che pagherà per vivere in una società libera: il prezzo della libertà. E sarà orgogliosa di ‘noi’, della nostra capacità di costruire il loro futuro, nella libertà.

(Certo, coraggiosi non possiamo dirci: perché le risorse per riarmarci le potremmo ricavare riducendo i consumi oggi, non quelli della prossima generazione.)

Per il mestiere che ho svolto la ‘prossima generazione’ l’ho avuta difronte per tanti, tanti anni. Non era una categoria astratta, si materializzava ogni volta come una classe di studenti – persone con un nome e un cognome, adulti secondo i criteri del nostro atlante occidentale. E quando hai lì davanti chi della prossima generazione fa parte, l’idea che tu possa decidere per loro la società nella quale vorranno vivere – e persino che tu sappia in quale società vorranno vivere prima di loro, meglio di loro –, semmai ti sia venuta, ti apparirà stravagante e forse anche un po’ ridicola.

La prossima generazione che ci sarà grata per il riarmo già esiste. Perché non chiederglielo, allora, cosa pensa del riarmo in Europa? E forse ci dirà che non crede affatto nella relazione causale tra l’aumento della spesa militare oggi e la loro libertà domani, e che il riarmo proprio non lo vuole. E forse ci dirà anche che farlo scaricando su di essa il debito pubblico necessario è arroganza, un esercizio di potere.

Se invece ci dirà che ne è solo felice, e non aspettava altro che una manifestazione concreta della nostra lungimiranza, e capacità di interpretare i loro pensieri e desideri, avremo la legittimità politica e morale di farlo.

L’élite intellettuale e politica che nel dibattito pubblico sta costruendo il consenso sul riarmo dell’Italia e dei Paesi dell’Unione Europea – e che dice ‘noi’ – per conto di chi parla? Quale generazione crede di rappresentare? E di quale generazione crede di interpretare pensieri e desideri?