Nostalgie

Nelle ultime settimane tengo sul tavolo un libro di molti anni fa, del 1984: Neutralität für Mitteleuropa. Das Ende der Blöcke – ovvero: Neutralità per l’Europa centrale. La fine dei blocchi. J. Löser e U. Schilling ne erano gli autori, ed era stato pubblicato dalla casa editrice C. Bertelsmann, certamente una delle più importanti della Germania. L’avevo acquistato nel 1985, all’inizio del mio primo lungo soggiorno a Freiburg i.B.

Lo apro a caso, durante la giornata, e rileggo un paragrafo o poche righe, per nostalgia, certo, ma anche come antidoto al veleno che trasuda dal dibattito pubblico sul presente e il futuro dell’Unione Europea.

La normalizzazione dei rapporti con la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e con gli altri Paesi dell’Europa Centrale avviata da Willy Brandt nel 1970 aveva raggiunto a metà degli anni Ottanta un grado che suggeriva nuovi scenari per porre fine alla Guerra Fredda, per far scomparire lo spettro di una guerra nucleare. E l’obiettivo di un Europa centrale neutrale – comprese le due Germanie di allora – sembrava potesse entrare nell’agenda politica. La creazione di un ordine mondiale che avrebbe assicurato la pace in Europa stava prendendo forma.

Poi è accaduto quello che è accaduto. Dopo la Caduta del Muro di Berlino, con il trattato di Maastricht del 1992 inizia, lentamente, il processo di ampliamento ad est dell’Unione Europea, che è avvenuto di pari passo con l’ampliamento ad est della Nato. Tutti i Paesi dell’Europa centrale e orientale che oggi fanno parte dell’Unione Europea sono prima entrati a far parte della Nato e solo successivamente sono stati formalmente ammessi nell’Unione Europea.

Finché non entravi a far parte della Nato non entravi a far parte dell’Unione Europea. (Tra i paesi dell’Europa centrale solo l’Austria ha mantenuto la neutralità, con una decisione di rango costituzionale presa nel 1955).

Il tempo di vedere cadere il Muro di Berlino e svanisce il progetto di un’Europa centrale neutrale – ed inizia la decostruzione del progetto europeo. Abbiamo poi smesso di chiederci perché siamo sul sentiero in cui siamo. Perché?

Ho nostalgia degli anni Ottanta del secolo scorso, per il pensiero che prendeva forma sui temi del disarmo, della difesa degli equilibri ecosistemici, della giustizia economica nelle relazioni internazionali. Si aspettava che il Muro di Berlino cadesse, ma non era quello che è oggi sotto i nostri occhi lo scenario che si pensava avrebbe preso forma.