Archivio 2020-22
21 novembre 2022, ore 18:00 | piattaforma Zoom
Merito, meritocrazia, democrazia
Riflessioni da una lettura di La tirannia del merito di Michael J. Sandel
La Sinistra italiana e il capitalismo (1989-2021). Breve storia di un lungo naufragio
15 settembre-13 ottobre 2022
15 Settembre: “Democrazia e capitalismo; 22 Settembre: “Lo sguardo etico sul capitalismo“; 29 settembre: “La metamorfosi della Sinistra italiana”; 6 ottobre: “La decostruzione del capitalismo sociale”; 13 ottobre: “Transizione ecologica, liberalismo e capitalismo”
Il naufragio politico della Sinistra italiana – dei partiti e organizzazioni che sono convenzionalmente considerate ‘di sinistra’ – c’è già stato, nelle elezioni generali del 2018. Il Governo Draghi – che della Sinistra italiana dopo la sua metamorfosi iniziata nel 1989, alla caduta del Muro di Berlino – era la compiuta espressione è stato un approdo fortunoso e illusorio.
Una metamorfosi inaudita e spettacolare quella che ha compiuto la Sinistra italiana moderata e radicale – inutile dal mio punto di vista fare distinzioni –, guidata dalla sua élite intellettuale. In che cosa è consistita questa metamorfosi, quali sono stati le sue fasi?
Ho dedicato gli ultimi sette mesi esclusivamente a riflettere su queste domande, e ho scritto un breve ‘testo’ – che, in attesa di pubblicarlo come libro, utilizzo come base per questo ciclo di incontri.
Il tema della metamorfosi e del naufragio della Sinistra sarebbe di poco interesse se non fosse che è all’origine della crisi della società italiana. Ne è la causa principale perché l’egemonia intellettuale della Sinistra – della tecnostruttura politico-intellettuale che è diventata – nell’intepretazione del capitalismo e della democrazia è stata completa negli ultimi trenta anni.
Una storia breve quella che racconterò, che inizia da lontano però, da quando nei primi decenni dell’Ottocento Democrazia e Capitalismo si incontrano (e si scontrano). E termina con la Sinistra italiana che appoggia con entusiasmo un governo tecnocratico con venature di cesarismo. Fine della storia, niente più da attendersi.
L’illusione della resistenza: New Orleans prima di Katrina
6 dicembre 2021
Dal 1718 – anno della sua fondazione – al 1915, anno di inizio della storia che Andy Horowitz racconta nel suo libro (Katrina. A History, 1915-2015. Cambridge, Mass.: Harvard University Press) New Orleans è stata colpita da 92 uragani o tempeste tropicali. La ‘storia di Katrina’ raccontata da Horowitz inizia dal 1915 perché il paradigma di sviluppo spaziale che si è consolidato come reazione all’inondazione avvenuta in quell’anno ha segnato l’evoluzione della città fisica e sociale di New Orleans. L’80% della parte di città che ha subito la devastante inondazione causata da Katrina è stata edificata dopo il 1915, sulla base di quel paradigma.
Il progetto urbano di New Orleans sin dalla sua fondazione si è confrontato con la certezza delle inondazioni e il rischio che esse fossero ‘eccessive’ rispetto alla capacità di ‘resistenza’ della città fisica. New Orleans non ha avuto un solo anno della sua breve storia durante il quale il tema di come prepararsi alla prossima inondazione – di come proteggersi dagli effetti di un uragano o di una tempesta tropicale o dell’innalzamento dell’alveo del Mississippi – non fosse declinato sul piano del progetto urbano. Ma Katrina ha svelato che la capacità di resistenza della città era un’illusione.
New Orleans è un caso paradigmatico per riflettere su come una città si prepara a uno shock atteso, a una futura inondazione nel suo caso. Su come si declina la questione della ‘resistenza del sistema’: come fare ad avere danni (molto) minori a parità di forza dello shock. Dalla prospettiva della scienza sociale, è un tema di importanza critica, perché le scelte sull’organizzazione spaziale – generate da conflitti culturali, economici, epistemologici e disciplinari – determinano la distribuzione dei costi sociali sia delle strategie di difesa che degli effetti dei danni.
ll mito della resilienza: Torino dopo l’Euro
15 novembre 2021 | ore 18:00 – 19:30
‘Resilienza’ è la parola che più di altre definisce il paradigma neoliberale. In questo paradigma, la resilienza degli attori – agenti individuali e collettivi – è all’origine dei processi di aggiustamento che conducono all’equilibrio. La resilienza come attitudine degli agenti è la via di uscita da ogni disequilibrio, dagli effetti di shock che disturbano i piani di vita di individui e famiglie o le traiettorie evolutive di imprese e città.
Per riflettere sulla resilienza delle città come ‘mito’ Torino è un caso perfetto. Come conseguenza dei caratteri della sua base economica, nessuna altra grande città italiana ha subit lo shock della globalizzazione dell’economia europea dalla fine degli anni Novanta. Nessun’altra grande città italiana ha creduto, come ha creduto Torino, di essere una ‘città resiliente’, capace di definire una strategia urbana di compensazione degli effetti locali della globalizzazione. Nessun’altra grande città italiana è in declino quanto lo è Torino.
Il caso di Torino ci fa comprendere che la resilienza è un carattere contingente: è sempre relativa. Considerarla ‘assoluta’ è una mistificazione della realtà – che ci fa dimenticare quello che la società deve a città spinte in una posizione di disequilibrio dai cambiamenti del contesto relazionale e dell’ordinamento istituzionale nazionale. E ci fa riflettere su quello che dobbiamo alle città.
Robert Reich e il capitalismo americano
21 giugno 2021 |
Presentazione critica del recente libro The System. Who rigged it, how we fix it (2020) di Robert Reich. Una serrata critica del capitalismo americano e un’implicita difesa di un’altra forma di capitalismo, ammesso che esista e si possa realizzare. (Il libro è da poco uscito in edizione italiana per Fazi Editore.)
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): una riflessione critica
Programma
[1] Il ‘Next Generation EU’ nel Progetto europeo | 24 maggio 2021
[2] Il PNRR dell’Italia: struttura e contenuto | 31 maggio 2021
[3] Il PNRR dell’Italia: riflessioni critiche | 7 giugno 2021
All’origine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, oggi al centro del dibattito politico in Italia (e vi rimarrà per molto tempo), c’è un Bilancio Europeo (2021-27) molto diverso da quelli precedenti. Un Bilancio nato in una fase di stress dei processi decisionali dell’Unione europea, non come conseguenza della pandemia bensì dei caratteri della struttura istituzionale dell’Unione Europea per come è evoluta dall’inizio degli anni Novanta sotto l’influenza del paradigma neoliberale.
Il PNRR dell’Italia è il risultato di una doppia crisi. Della crisi dell’Unione Europea, che oramai si comporta come un dispositivo negoziale, e della crisi cognitiva delle culture politiche italiane che mostrano, con le scelte fatte, di non aver capito come l’Italia dovrebbe declinare i temi della transizione ecologica, sociale ed economica. Tra enfatico consenso su condizionalità improprie e architettate (“riforma della giustizia”, “riforma della pubblica amministrazione”) e retorica degli effetti economici delle azioni proposte, la realtà del PNRR italiano è svanita.
Tre incontri per riportare alla luce il PNRR, affinché lo si possa osservare e poi valutare sulla base dei propri valori e criteri.
“Economia, società e natura”
8 marzo – 10 maggio 2021
Un breve viaggio nell’evoluzione dell’ordinamento istituzionale dell’economia, fino al capitalismo europeo dei nostri giorni. “… il capitalismo è un tema troppo importante e complesso per essere lasciato agli economisti.” (J. Z. Muller) – ma forse ci sono stati economisti che il capitalismo lo hanno compreso, e poi difeso o avversato.
Programma
[1] Natura, risorse, azione collettiva | 8 marzo
[2] I limiti alla crescita economica (natura) | 15 marzo
[3] I limiti alla crescita economica (società) | 22 marzo
[4] Reciprocità, redistribuzione, scambio | 29 marzo
[5] Economie di mercato | 12 aprile
[6] Economie capitalistiche | 19 aprile
[7] Il capitalismo europeo (1945-1989): il progetto social-democratico | 26 aprile
[8] Il capitalismo europeo dopo il 1989: il progetto neoliberale | 10 maggio
Masterclass: “Organizzazione spaziale e qualità urbana nella città europea: il paradigma di Jan Gehl”
28, 29, 30 settembre, 1 ottobre 2020
Jan Gehl Architects è uno studio di notorietà mondiale che ha come principale campo di attività la progettazione degli spazi pubblici. Nei suoi libri – il più recente è del 2013 – Jan Gehl ha presentato i presupposti metodologici e teorici del suo lavoro di architetto. Sono riflessioni di grande interesse sia dalla prospettiva dell’architettura che da quella della scienza sociale.
Jan Gehl propone un modello dell’individuo nello spazio. Ma, poiché lo spazio pubblico è sempre uno spazio condiviso, l’architetto deve essere consapevole che progettare uno spazio pubblico significa progettare un dispositivo relazionale – e per farlo si devono conoscere i caratteri costitutivi delle relazioni tra individui nello spazio.
Nella masterclass si presenterà la prospettiva metodologica e teorica con la quale Jan Gehl studia lo spazio pubblico – e come conduce il lavoro di ricerca applicata sulle pratiche relazionali che precede il progetto architettonico; si evidenzierà il contributo che ha dato allo studio delle società urbane. La masterclass ha un carattere applicato. I temi trattati saranno di utilità nell’identificazione dei disequilibri dell’organizzazione spaziale delle città e nella progettazione sociale e architettonica degli spazi pubblici.