Nella deriva della Sinistra italiana, che inizia nel 2007 e si conclude con il naufragio alle elezioni del settembre 2022, l’introduzione del “Superbonus 110%” è stato un passaggio rivelatore. Perché solo un’organizzazione politica allo sbando, senza punti di riferimento intellettuali ed etici poteva sostenere una misura del genere. Una misura che violava anche il più blando principio di equità distributiva, anche il più approssimativo standard di razionalità sociale, anche la più elementare interpretazione degli effetti degli incentivi economici, anche il più flessibile dei vincoli di sostenibilità finanziaria – e persino la logica del più cinico dei calcoli politici (soltanto una frazione elettoralmente irrilevante di elettori ne riceveva un beneficio). Allo sbando la Sinistra ‘politica’ in tutta evidenza lo era – ma lo era anche la Sinistra ‘intellettuale’, ovvero la tecnostruttura giornalistico-accademica della Sinistra moderata e radicale. Difronte a una misura tanto imbarazzante sul piano tecnico, etico e politico, l’élite intellettuale della Sinistra avrebbe dovuto mobilitarsi per contrastarla, ma non lo ha fatto.
La tecnostruttura giornalistico-accademica neoliberale, che si è saldata con la Sinistra e mantiene da anni una completa egemonia culturale sull’interpretazione del capitalismo italiano, si era mobilitata durante il Governo Conte I (giugno 2018-settembre 2019) per mostrare l’incurabile incompetenza del M5S. Ma non si mobilita per mettere in evidenza l’incompetenza che la Sinistra ‘politica’ mostra approvando, in accordo con il M5S, la misura del “Superbonus edilizio 110%” durante il Governo Conte II (nato da uno spettacolare esercizio di trasformismo da parte dei movimenti e partiti che ne garantivano la maggioranza parlamentare).
L’evidenza della irrazionalità e immoralità di quel provvedimento affiora durante il Governo Draghi attraverso studi e indagini giornalistiche, per svanire rapidamente senza lasciare segni. Il Governo Draghi mostra di non avere alcuna autorità – né politica né tecnica – e non interviene per correggere una misura di politica economica che considera finanziariamente insostenibile. E lascia in eredità al Governo Meloni evitare che il “Superbonus edilizio 110%” trascini l’Italia in una crisi finanziaria.
La spesa per finanziare il “Superbonus edilizio 110%” è molto elevata. Le stime non sono né precise, né ufficiali – e già questo rende perplessi. Non dovrebbe comunque essere inferiore a 60-80 miliardi: ammontare superiore a quello delle ‘sovvenzioni’ previste dal PNRR per l’intero ciclo settennale del Bilancio europeo. Sul “Superbonus edilizio 110%” il Governo Conte II ha costruito una retorica della transizione ecologica (e della crescita economica). Sul PNRR il Governo Draghi ha costruito una retorica della rinascita nazionale. Quali fossero gli effetti reali di breve e lungo periodo di queste due politiche pubbliche non è mai stato un tema di dibattito pubblico. I Partiti e i Governi che le hanno proposte e approvate le hanno vendute come prodotti, falsificandone le caratteristiche.
Lo scientismo, con tutti i suoi modelli economico-statistici con i quali si crede di derivare gli effetti delle politiche pubbliche – scientismo nel quale la Sinistra italiana è scivolata quando ha scelto il paradigma mercatista come interpretazione del capitalismo –, non riesce più a nascondere che il bilancio pubblico italiano è ‘fuori controllo’, che la sua formazione non rispetta più il vincolo di razionalità sociale che ne legittima il carattere democratico.