Adesso sì, si può dire ‘capitalismo’

Ascolto un autorevole intellettuale ‘di sinistra’ affermare in una trasmissione televisiva che, finalmente, nel Partito democratico si torna ad usare la parola ‘capitalismo’. Gli sembra un decisivo passo avanti verso il rinnovamento della Sinistra in Italia. Non so che dire, sarà vero. Mi sembra comunque troppo tardi.

Parole che mi hanno suscitato un ricordo, però. A Bologna, dieci anni fa, forse più, proprio alla fine di una relazione che avevo tenuto in un seminario istituzionale – accanto a me, seduti allo stesso tavolo, c’erano i vertici degli amministratori della Sinistra dell’Emilia-Romagna – il moderatore mi rimprovera seccato: “Noi, qui, la parola capitalismo non la usiamo …”. In effetti, riferendomi all’economia della Germania avevo usato l’espressione “il capitalismo tedesco”, anche suggerendo che era una cosa molto diversa dal “capitalismo italiano”. Risposi che per un economista applicato la categoria ‘capitalismo’ è irrinunciabile, perché descrive caratteri profondi di molte economie – e apre la strada alla riflessione sulle varianti in cui il capitalismo si presenta in un dato tempo in un dato luogo.

Non hanno mai avuto remore nell’usare il termine ‘capitalismo’ i liberali, che appena nel 1830 in Francia compiono la loro prima rivoluzione con il capitalismo già consolidato devono convivere, persuasi che sia una modello di economia che serve la causa democratica, la loro causa. Nessuna paura di usare il termine la mostra Martin Wolf nel suo recente libro – “The Crisis of Democratic Capitalism” (2023)– che sto leggendo in questi giorni. Per molti anni al vertice della redazione economica del “Financial Times”, commentatore di grande notorietà, Wolf scrive di un capitalismo che deve essere profondamente riformato – per salvare il capitalismo e la democrazia. (Non tutti i liberali tengono alla democrazia, ma molti sì.)

Se la Sinistra italiana – moderata e radicale – avesse scelto l’Agenda Wolf (come esposta in questo libro) piuttosto che l’Agenda Draghi avrebbe vinto le elezioni. Ma la Sinistra italiana dal 1989 ad oggi ha seguito un percorso che l’ha portata a trovarsi molti chilometri più ‘a destra’ di un analista di riconosciuta competenza ed equilibrio del “Financial Times” – iconico quotidiano economico liberista, la cui redazione nel capitalismo come modello di economia benedetto fermamente crede. Wolf certamente crede, però, in una variante di capitalismo compatibile con la democrazia. E si impegna ad argomentare in un libro di più di 450 pagine come riuscirci – come ritrovare un equilibrio tra democrazia e capitalismo che nella sua interpetazione negli ultimi decenni si è perso, e che in una misura soddisfacente era stato raggiunto tra la fine della Seconda guerra mondiale e la caduta del Muro di Berlino. (Certo, la redazione del “Financial Times” poteva accorgersi prima dove stava andando il capitalismo europeo, e dirlo: ma questo è un altro discorso, da riprendere.)

Chissà, ora che ricominciano a utilizzare il termine ‘capitalismo’ gli intellettuali che hanno legittimato e guidato la metamorfosi della Sinistra italiana dopo il 1989 capiranno dove sono finiti – e dove hanno portato il Paese.

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