Gridi di guerra

 

Ma occorre un atto di volontà per andare in cerca della sofferenza altrui.

— Susan Sontag, On Photography (1971)

 

Il Presidente del Consiglio – Giorgia Meloni – si libera della questione del ‘salario minimo’ affermando che la sua introduzione “non la convince”. Certo, avrebbe dovuto dire perché “non la convince”, ma non serviva. La Sinistra moderata e radicale non ha chiarito perché lo vuole introdurre: non ha esplicitato – e apertamente valutato – la configurazione di effetti che comporterebbe sul benessere dei salariati e sull’organizzazione delle imprese. E lei non ha bisogno di contro-argomentare. L’élite intellettuale e politica della Sinistra non l’ha messa di fronte a delle ragioni per farlo, costringendola a discuterle. Rituali gridi di guerra, nessun pensiero.

Dalla metà degli anni Novanta fino al Jobs Act la Sinistra italiana ha pazientemente e con coerenza decostruito il mercato del lavoro. Modificando i suoi fondamenti giuridici ha re-introdotto una drammatica asimmetria di potere nella negoziazione tra chi offre e chi domanda lavoro. Ed ha reso possibile che il lavoro potesse essere negoziato ‘ad ore’. Naturalmente, ha modificato solo una parte del mercato del lavoro, quello ‘degli altri’. Ma di questo ho già parlato in un precedente post.

Il ‘salario orario minimo’ non riduce la precarietà radicale delle relazioni di lavoro, il carattere più spietato del mercato del lavoro competitivo, organizzato come teorizzato dall’élite intellettuale e realizzato dall’élite politica della Sinistra in Italia. (Mentre lavori non sai se lavorerai e quanto lavorerai domani: devi almeno provare ad immaginare come ci sente, anche se in quella condizione non sei mai stato.) Il ‘salario orario minimo non riduce neanche se non in misura irrilevante la possibilità che il lavoro che una persona riesce a ‘vendere’ assicuri un salario ‘di sussistenza’, a sé stesso o alla sua famiglia. Non cambia in nulla le condizioni di indigenza e disagio economico nelle quali si trovano in Italia alcuni milioni di persone.

La Sinistra in Italia, qui-ora, dovrebbe rinunciare all’ipocrita proposta del salario orario minimo, e prendersi il tempo per farci capire se e come intende ri-organizzare il mercato del lavoro italiano quando andrà al governo. Come pensa di rendere il suo funzionamento coerente con i principi costitutivi della democrazia. Ma non lo farà. Si è dimenticata che è nata ancorando la sua azione a uno ‘sguardo etico’ sul capitalismo – uno sguardo liberato dalla retorica mercatista, che vede equilibri dove c’è solo sofferenza. La sofferenza altrui, naturalmente.