1.
Nell’anno accademico 1974-1975, nel corso di “Macroeconomia” che frequentavo nella Facoltà di Economia di Ancona – oggi intitolata a “Giorgio Fuà” – Elementi di politica economica di Federico Caffè era uno dei due libri di riferimento (l’altro era un manuale di macroeconomia, da poco uscito in traduzione per “il Mulino”, scritto da Warren L. Smith).
Elementi di politica economica era stato pubblicato nel 1973 da “K Libreria editrice” con lo stile editoriale di una dispensa, diventato nel tempo Lezioni di politica economica, la 1a edizione pubblicata da Boringhieri nel 1978. La 5a edizione del libro è del 1990, di pochi anni successiva alla scomparsa dell’Autore.
Il libro è stato prontamente ristampato nel marzo del 2021 (il mese successivo all’insediamento del Governo Draghi).
Per uno studente della Facoltà di economia “Giorgio Fuà” di quegli anni – poi sarebbe cambiato tutto – Elementi di politica economica di Caffè era un libro che stava nelle cose proporre. Come studente di quella Facoltà avevi già seguito al primo anno corsi di Sociologia generale, Storia economica e Diritto pubblico – oltre, naturalmente, a un corso di Economia nel quale venivano presentati diversi paradigmi scientifici – e di Matematica generale. Quando era il momento di mettersi a leggere Elementi di politica economica lo studente aveva familiarizzato con molte delle categorie della scienza sociale – non solo dell’economia – necessarie per comprenderlo, per seguire il suo Autore nel suo eclettico percorso e nella sua propensione transdisciplinare. Nella Facoltà di Economia di Ancona si seguiva allora il percorso di apprendimento dell’economia che Caffè avrebbe codificato nel primo capitolo di Lezioni di politica economica, che ha un titolo esplicativo, e programmatico: “Significato della politica economica: suoi rapporti con le altre discipline economiche e sociali”.
Il passo successivo dopo avere letto Elementi di politica economica era prendere in mano i due volumi del manuale intitolato semplicemente Politica economica che Caffè aveva pubblicato in sequenza nel 1966 e nel 1970 – editi anch’essi dalla Boringhieri (che diventerà Bollati Boringhieri nel 1987). E poi continuare a seguire lo sviluppo del suo pensiero, mentre il suo ‘misurato radicalismo’ prendeva forma negli interventi da ‘intellettuale pubblico’. Leggere, oggi, la raccolta di scritti postuma La solitudine del riformista che Bollati Borighieri pubblica nel 1990 o i saggi che Caffè raccoglie nel 1986 sotto il titolo In difesa del welfare state (pubblicati con la Rosenberg & Sellier (la 2a edizione ampliata uscirà nel 2014) è forse il modo migliore per entrare nel suo mondo.
Devo alla Facoltà nella quale studiavo il mio ‘incontro’ con Federico Caffé, e forse non avrei letto i suoi libri e iniziato a pensare il lavoro dell’economista come l’ho poi pensato se non lo avessi avuto come libro di testo.
2.
Mentre mi muovevo nel sito che uso per acquistare i libri on line ho di nuovo ‘incontrato’ Federico Caffè, alcuni giorni fa. Mi sono imbattuto nella copertina del libro In difesa del welfare state, alla quale era stata aggiunta una fascetta che recita:
“I testi fondamentali per conoscere IL PENSIERO DEL MAESTRO DI MARIO DRAGHI: lo stato sociale al centro di un riformismo consapevole, lontano da ogni semplificazione e attento ai condizionamenti esercitati dagli interessi costituiti.” (Maiuscolo nell’originale).
Ora, in tutta evidenza, questi non sono i saggi fondamentali per conoscere il pensiero di Federico Caffè; sono belli e consiglierei la loro lettura. Ma non sono i suoi testi fondamentali. E poi: perché dire di lui che è stato il “maestro di Mario Draghi”? Ha forse bisogno di essere legittimato dall’avere avuto l’attuale Presidente del Consiglio come studente? Perché usare la parola ‘maestro’? Oppure: conoscere il pensiero di Federico Caffè ci permette di capire meglio l’azione di Mario Draghi?
Qualche giorno dopo mi imbatto in un’altra fascetta, questa volta aggiunta al libro Lezioni di politica economica, testo firmato “la Repubblica” (l’avrà scritta qualcuno della redazione del quotidiano, immagino):
“Chi vuole provare l’emozione di studiare sullo stesso libro di Mario Draghi quando era studente, non può perdere le Lezioni di politica economica di Federico Caffè. Da consigliare a chiunque voglia capire con cristallina geometria i concetti della politica economica keynesiana e capire una volta per tutte cambi e valute.”
Certo, per promuovere il “culto della personalità” – lo sappiamo – bisogna dimenticarsi della logica, oltre che del buon senso. Comunque, è indubbio che chi ha scritto questa fascetta non abbia scorso l’indice del libro di Caffè, perché nelle oltre 400 pagine il focus non è su “cambi e valute”, si parla soprattutto di altro. C’è poi da dire che Mario Draghi, così racconta la sua biografia, si laurea nel 1970, e non mi è chiaro come abbia fatto a leggere “quando era studente” un libro pubblicato nel 1978. Ma tant’è.
3.
Federico Caffè è stato uno dei più importanti economisti italiani del Novecento. E per farci perdonare dell’uso che si sta facendo del suo pensiero non resta che leggere – o rileggere – i suoi libri.