I colori del glifosato

Ho iniziato ad abitare in campagna nel 1991. Campagna marchigiana, maglia poderale fitta, colline con una acclività variabile ma marcata. Tra le cose che ho imparato, vivendoci, è riconoscere l’odore, orribile, del glifosato (un erbicida totale, non selettivo). Lo puoi sentire anche a due-tre chilometri di distanza, quando c’è brezza (e certo non evitano di darlo quando sarebbe sconsigliato). Lo spargono anche sui campi accanto alle abitazioni. Maglia poderale fitta, appunto: come evitare che arrivi nelle aie e nelle stanze? Quando vedi arrivare la macchina che lo sparge nel campo vicino casa si corre a chiudere le finestre.

Per tutti i danni che provoca alla natura – e all’uomo – il fatto che l’Unione europea non ne abbia ancora vietato l’uso racconta quello che serve per capire cosa è diventato il ‘progetto europeo’. Poco da aggiungere: non si ha neanche il ‘coraggio’ di vietare l’uso del glifosato. Ma si può essere più precisi: cosa pensare della Commissione europea che ha recentemente proposto di prorogare l’uso in agricoltura di questo erbicida per altri dieci anni? E cosa pensare del Governo Italiano che ha appena votato a favore della proroga? Alcuni Paesi dell’Unione hanno però votato contro, e tra qualche giorno si dovrà di nuovo votare.

Il Governo italiano dovrebbe vietare l’uso del glifosato qualsiasi sia la decisione dell’Unione. Alla diversità biologica del suo territorio, che il glifosato contribuisce a ridurre e persino distruggere, l’Italia deve il valore e il fascino della sua agricoltura. Poi, utilizzare sistematicamente diserbanti e pesticidi su terreni con pendenze forti, destrutturandoli, li rende instabili, franosi e li avvia alla desertificazione.

Anche in questa sfera – lo ricordo per evitare ideologici ottimismi – in Italia Destra e Sinistra (e Centro) non si distinguono. Sono culture politiche che promuovo lo stesso modello di agricoltura – e la stessa insostenibile relazione tra agricoltura e ambiente naturale, tra agricoltura e società. (Rimando al sito dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB) per le informazioni necessarie su questa vicenda).

Comunque, ieri sera, era già notte fonda, e sento e poi intravedo una macchina agricola scendere per la strada vicinale. Mi affaccio, e la vedo dispiegare le sue ali e iniziare il lavoro: spargere il glifosato sul campo sotto casa, dove hanno da poco raccolto le bietole da zucchero (la coltivazione peggiore che puoi fare sulle colline marchigiane). Non l’avevo mai vista all’opera di notte. Era stata una giornata ventosa, e stavano approfittando di qualche ora di calma.

 

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