Le ‘barricate’ si fanno per difendersi, per difendere uno spazio fisico o metafisico, una costituzione, un sistema di norme formali, per difendere delle idee. Per difendere qualcosa che c’è.
Il salario orario minimo in Italia non c’è, e mi sfugge che cosa può significare affermare che sul quel tema il Partito democratico “farà le barricate”. Il Partito democratico è stato costantemente al governo dal 2011 al 2022 – tranne una breve parentesi (Governo Conte I ) – è mi sfugge anche perché il salario minimo non lo abbia introdotto in tutti questi anni. Naturalmente, ora ha cambiato idea. Ma perché l’ha cambiata? Che cosa vede ora di socialmente benefico che prima non vedeva in un vincolo normativo sulla contrattazione di mercato del valore orario del lavoro?
La discussione sul salario orario minimo che l’élite intellettuale e politica della Sinistra italiana sta conducendo la trovo penosa. L’unica cosa che conta nella vita delle famiglie è avere un reddito da lavoro che assicuri il raggiungimento dei minimi esistenziali e che non vi sia un solo giorno di incertezza sul non raggiungerli. Il lavoro non si può contrattare ‘a ore’, perché la vita non si organizza ‘a ore’.
E comunque, tutti coloro discettano sul salario orario minimo hanno contratti di lavoro ‘a vita’ e salari molto, molto al di sopra della sussistenza (comunque definita). E neanche immaginano che significa correre all’Ufficio postale in tempo e mettersi in fila per cambiare in moneta il voucher che hai ricevuto in cambio di qualche ora di lavoro. Ma promettono ‘barricate’.
Che storia!